Io o il gruppo? Meglio io e il gruppo.


“Non ha voglia di studiare, non si impegna, si “lascia tirare in giro” dai suoi compagni, uno peggio dell’altro!”

Ogni tanto la storiella si ripete. La mamma, esasperata, mal sopporta che il figlio, cui riconosce delle qualità, non fa niente per sfruttare le sue capacità, anzi tende a negarle o a nasconderle.

E tutto perchè?

Per far parte del gruppo, per non sentirsi isolato. E allora succede che, a differenza di qualche decennio fà, non è più il primo della classe ad essere preso come punto di riferimento ma si è creata la tendenza ad uniformarsi verso il basso,verso la mediocrità, verso quell’essere tutti uguali lasciandosi vivere e, in molti casi, azzerando le proprie particolarità.

Il prezzo di questa scelta è molto alto. E’ la rinuncia ad esercitare e a far crescere le proprie abilità, a far fruttare i propri talenti.

E’ solo andando oltre l’ordinario che si può mettere in mostra l’eccellenza che c’è in noi nella nostra unicità e irripetibilità!

E la cosa più buffa è che, quasi sempre, il giovanotto che fa arrabbiare la mamma è una persona davvero in gamba, anzi molto in gamba. Di solito è un buono, una persona sensibile, che pecca un po’ in autostima vista l’età, ma che racchiude in sè il potenziale di un leader.

Bisogna dargli sicurezza, sponsorizzare i suoi talenti e le sue capacità, fargli capire che non deve rinunciare al gruppo ma che il gruppo ha bisogno di lui e che, valorizzando se stesso, farà da traino agli altri interrompendo così quel circolo vizioso che porta all’inconsapevole appiattimento.

Il cambiamento è spesso molto più facile di quanto ci si possa aspettare!

Valete! A presto,

Fausto